L’attività dei Fassi inizia nel 1880 grazie al fondatore e capostipite Giacomo, originario di Torino. Giacomo, alla ricerca di un’opportunità imprenditoriale, prende la strada del sud alla scoperta dell’Italia e a Palermo conosce Giuseppina che diventerà sua moglie e avrà un ruolo di primo piano nell’affermazione della famiglia. Nel 1875 Giacomo e Giuseppina arrivano a Roma e nel 1880 aprono una piccola bottega in via IV Novembre. Per intuito e per fortuna, indovinano il posto, il momento e la scelta commerciale. Infatti l’attività della famiglia Fassi inizia con la vendita di ghiaccio e birra, ai tempi un’accoppiata vincente e nel frattempo sperimentavano i sorbetti. Non si hanno documenti sull’esatta ubicazione dell’esercizio di Giacomo in via IV Novembre, tuttavia si ipotizza che l’impresa commerciale sia sorta al civico 155.
Nel 1880 si ricorda un altro avvenimento, ovvero la nascita di Giovanni Fassi, principale esponente della famiglia e della sua attività. Fin da ragazzo Giovanni aiuta i genitori nella bottega ed entra in simpatia, grazie anche alla conoscenza della famiglia con l’ambiente del Quirinale, con gli addetti alla cucina reale. Nel 1900 infatti, quando Vittorio Emanuele III diviene re, Giovanni diventa apprendista pasticciere e gelatiere presso la casa reale conquistandosi subito la fama di “gelatiere sovrano”. A quel tempo non esisteva ancora il gelato come lo intendiamo oggi, ma c’era il sorbetto che veniva chiamato più comunemente gelato. Il sorbetto gelato però, era un prodotto riservato solo ai palati dell’aristocrazia. Si lavoravano dei composti di ghiaccio raffreddati con il potassio e si impastavano con le materie prime in sorbettiere di rame. Il gelato nasce dalle cosiddette nevere, cioè dalla neve fresca che veniva conservata dentro delle buche di montagna dette appunto nevere. All’interno della casa reale quindi Giovanni ricevette un’accurata formazione, ma nel 1902 il padre Giacomo morì. L’anno successivo venne emessa a corte un’ordinanza che vietava barba e baffi al personale delle cucine per motivi di igiene. Giovanni, che andava orgoglioso dei suoi baffi, preferì licenziarsi. Tornò quindi nella bottega con la madre e il fratello Salvatore e si trasferirono a Piazza Navona aprendo una pasticceria-gelateria.
I successi della pasticceria e i progressi tecnologici incoraggiano i Fassi a compiere altri passi in avanti tanto che Giovanni trasferì la sua attività in via Piave dove aprì la “Grande gelateria elettrica siciliana”. Infatti nel frattempo si era diffusa l’illuminazione elettrica e i Fassi si dotarono delle prime refrigeratrici elettriche di importazione tedesca. La vendita di ghiaccio e birra quindi scese sempre di più per far posto al gelato che, da prodotto di élite si trasforma in consumo popolare e conquista l’uomo della strada anche per il prezzo basso. Durante gli anni della sua attività imprenditoriale Giovanni poté sempre contare sulla madre Giuseppina e sulla moglie anche lei di nome Giuseppina, le quali sono tra le prime donne imprenditrici di notorietà nel mondo romano e alle quali sono dedicati il cortile e la sala esterna. Inoltre, nel segno della loro impronta nascono alcuni prodotti tipici della gelateria come la “Caterinetta” e la “Cassata siciliana e Giuseppina”. Le Caterinette sono semifreddi ispirati alle caterinette, ovvero le sarte torinesi emancipate e devote a Santa Caterina. Nasce anche il “Ninetto”, il primo gelato su stecco dedicato da Giuseppina al marito Giovanni. Infatti il soprannome di Giovanni era Nino e, poiché era un uomo di piccola statura, venne aggiunto il diminutivo e diventò “Ninetto”.
La famiglia Fassi partecipa anche attivamente alla vita sociale di Roma. Durante la prima guerra mondiale concorrono all’organizzazione di manifestazioni e concerti di beneficenza per la sottoscrizione di fondi a favore delle famiglie dei soldati al fronte e alla fine della guerra la gelateria diventa un locale alla moda e punto di riferimento di tutta la città tanto che era frequentata da personaggi illustri come D’Annunzio e Trilussa. Ma Giovanni e Giuseppina guardano ancora più lontano e nel 1924 acquistano l’attuale sede nel rione Esquilino. Inizialmente era una scuderia con carrozze e cavalli. Ci sono voluti tre anni per la restaurazione del Palazzo, fino al 1927, e nel 1928 viene inaugurato il Palazzo del Freddo. Ma il 1927 è un anno speciale perché segna anche il lancio sul mercato del “Telegelato Giuseppina” ovvero il gelato da portar via. La grande intuizione fu l’uso del ghiaccio secco per la conservazione dei prodotti, ancora oggi utilizzato, che al tempo garantiva la conservazione del gelato fino a 48 ore. In pochissimo tempo il telegelato fece non solo il giro d’Italia ma anche del mondo. Italo Balbo ad esempio, governatore della Libia, ne portava spesso grossi quantitativi nell’Africa italiana.
Gli anni corrono veloci e ricchi di gelati per il Palazzo del Freddo, cambiano gli scenari politici e l’Italia di Mussolini si allea con la Germania di Hitler fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Fu allora che, a causa della difficoltà nel reperire le materie prime, il Palazzo del Freddo dovette chiudere. Inoltre, quando nel ’44 arrivano a Roma le truppe americane, la Croce Rossa americana requisì il Palazzo del Freddo (l’atto è custodito incorniciato nel salone della gelateria) pagando l’affitto e l’assistenza da parte dei Fassi. Viene ripristinato l’impianto elettrico e anche gli americani si dedicano alla produzione di gelato con il loro metodo tipico, ovvero quello industriale, realizzando infatti gelati più spumosi e gonfi d’aria grazie anche all’unica macchina esistente sul mercato italiano idonea alla lavorazione industriale. Nel 1946 gli americani lasciano il Palazzo del Freddo e accade un evento che avrebbe potuto cambiare il corso della storia dei Fassi. Giovanni vende al responsabile amministrativo della “Red Cross” il macchinario per la produzione industriale, che nel ’47 apre un laboratorio invitando Giovanni Fassi ad entrare in società insieme. Giovanni però rifiutò perché voleva preservare l’artigianalità del suo gelato e non piegarsi alla produzione industriale, senza sapere che l’azienda che è stata fondata è l’Algida. L’Algida si ispira anche ai prodotti Fassi per la realizzazione di alcuni prodotti, ad esempio il Cremino è ispirato al Ninetto mentre la Viennetta è ispirata alla Caterinetta.
Nel 1977, all’età di 97 anni, Giovanni Fassi muore e nel 1982 muore anche la moglie Giuseppina. Ma la continuità dell’attività è assicurata dal loro figlio Leonida e poi dai suoi figli Giovanni, Daniela e Fabrizio che gestirono insieme la gelateria. Fabrizio è anche l’inventore del “Sanpietrino” ovvero un piccolo blocco quadrato di semifreddo glassato al cioccolato. Sono chiamati sanpietrini proprio perché la forma ricorda quella dei sanpietrini che, essendo la tipica pavimentazione romana, sono considerati anche una dedica alla città di Roma. Infine, il nipote Andrea gira il mondo per proporre contratti di franchising basati sulla cessione di ricette esclusive e su licenze di uso del brand romano. È così che sono state aperte moltissime gelaterie in Corea del Sud, 80 solo a Seoul, e 2 gelaterie a Shangaii. Dal 2014 Andrea è l’amministratore delegato del Palazzo del Freddo e responsabile della produzione sia in Italia che all’estero. Andrea infatti vola spesso in Corea per insegnare ai gelatieri coreani come realizzare il gelato originale Fassi.
Dunque quella dei Fassi è una solida esperienza industriale e commerciale, nonostante le difficoltà dovute alle guerre e alle mutazioni urbanistiche e sociali della città di Roma. Gli eventi hanno scosso la gelateria ma non l’hanno piegata e qui si conservano ancora le radici del gelato artigianale.